top of page

Adrienne von Speyr

 

​

Nasce nel 1902 nella Svizzera francese da una famiglia protestante.

Segue le orme del padre medico e dal 1928 svolge la sua stessa professione.

Nel 1927 sposa Emil Dürr, vedovo con due figli piccoli. In seguito alla morte di Dürr, nel 1936 sposa Werner Kaegi. Nel 1940, incontra il teologo Hans Urs von Balthasar e si converte al cattolicesimo. Muore nel 1967.

"Signore dell’onnipotenza e Signore dell’impotenza, tutto tu riveli insieme alla tua santità: la tua onnipotenza in grado di dominare e guidare ciascuno di noi e la tua impotenza che è affidata all’amore e alla dedizione  di ciascuno di noi"

 Adrienne von Speyr

Ricci Sindoni Paola, docente di filosofia morale e filosofia della religione all’Università di Messina

Dalla quarta di copertina:

 

La chiave di lettura del presente scritto è la preghiera di cui non esiste una definizione vera e propria, perché essa è “vita di Dio… partecipazione al suo amore divino trinitario” (von Speyr). Il testo offre suggestioni che “mostrano come le singole parole fossero cariche di significato per Adrienne, mentre a noi forse sembrano banali” (H.U. von Balthasar).

Dal testo

​

Non esiste per la preghiera una definizione vera e propria, perché essa è una vita con Dio che è carica di mistero, una partecipazione al centro del suo essere, al suo amore divino, trinitario.

​

Dio è sempre presente per accogliere suo figlio. Mediante l'opera di redenzione del Figlio, la preghiera ha acquistato una forma nuova; il senso è rimasto uguale a quello del paradiso: camminare con Dio. Ora, però, gli uomini hanno visto il Figlio che prega, hanno vissuto e sperimentato la sua morte in croce, essi hanno imparato dal suo atteggiamento di preghiera quanto Dio Padre si sia impegnato per gli uomini. Non hanno visto nel Padre la divinità del Figlio, ma hanno sempre percepito nella sua preghiera il suo essere uomo nel Padre e, guardando al Figlio, sanno adesso come possono arrivare con la preghiera al Padre e come nella stessa preghiera sono dal Padre affidati al Figlio. Ecco il senso della preghiera: noi stiamo dinanzi al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo e, in loro e per mezzo di loro, aspiriamo a diventare ciò per cui il Padre ci ha creati: suoi figli.

 

Il luogo in cui si è insieme con Dio, è quello in cui assieme si esamina forse un caso difficile che non si riesce a risolvere da soli. Oppure il luogo in cui nella stanchezza, perché non si riesce più a pensare a fondo ad un problema e a risolverlo nella preghiera, si può rimettere e lasciare a Dio la faccenda, confidando non soltanto nella sua grazia ma anche nell'appoggio che si può aspettare da ogni preghiera. E qui è quasi indifferente il raccomandare la cosa a Dio stesso o ad uno dei suoi santi, affinché questi la presenti a Dio e la metta a posto davanti a Dio, sempre che tutto questo avvenga all'interno del legame con Dio, dentro la missione cristiana. Lad­dove si apre questo regno intermedio, l'uomo perde ogni visione d'insieme circa la forza e l'effetto del suo pregare; ma egli comprende contemporaneamente che, mediante l'esistenza di questo regno, egli ha risolto di più per quello che riguarda tutte le sue preoccupazioni di quanto non avrebbe potuto fare sulla base dei suoi soli sforzi personali.

​

​

​

Per saperne di più: Adrienne von Speyr, Il mondo della preghiera, Milano 1982; Adrienne von Speyr, L’uomo di fronte a Dio, Milano 1991/2.

bottom of page