Dal testo
Nella cultura musicologica, la specifica associazione della musica con la forma mistica dell'esperienza religiosa entra in campo intorno a due voci fondamentali: (a) la dottrina degli effetti estatici della musica vocale e strumentale, variamente associata alle forme rituali e alle cosmogonie arcaiche circa la risonanza di una matrice musicale dell'universo; (b) le interpretazioni romantiche del sentimento religioso del sublime, dove la musica appare l'arte mistica per eccellenza, in quanto è la più capace di suscitare nell'uomo la percezione dell'infinito e del divino che pervade ogni cosa.
Nel lessico comunemente adottato al nostro tempo, per lo più dalla cultura laica, l'aggettivo «mistico» è usato altresì, in modo generico, per indicare la qualità spirituale o l'intenzionalità religiosa tout-court. Nel caso della musica, denota sia una speciale intenzione personale del compositore, sia certa musica tipica della tradizione rituale, sia l'incorporazione di testi della tradizione religiosa, sia l'evocazione di un'aura spirituale in alcuni passaggi (un tipo di suono, di andamento, di costruzione).
Questo libro non dà per scontato il rilievo teorico determinante di queste chiavi di accesso, pur riconoscendo la loro congiunturale pertinenza nella ricostruzione dei percorsi storici. D'altro canto, sceglie anche di non assumere, per lo scopo che si prefigge, una specifica teologia della mistica in base alla quale selezionare a priori i fenomeni musicali specificamente rilevanti per la sua elaborazione.
Da tempo manchiamo, per comune ammissione, di un'estetica teologica in grado di istruire in modo fenomenologicamente adeguato i nessi dell'esperienza sensibile con le forme dell'intenzionalità religiosa, spirituale, artistica.