Dalla presentazione del Metropolita Iosif
«Pregate incessantemente! » (1 Ts 5, 17), perché incessantemente l'anima dell'uomo è assetata e incessantemente il corpo dell'uomo anela a Dio (cf Sal 62 [63], 2): «Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio (Sal 41 [42], 1) e "inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te" (Sant'Agostino), perché "l'anima mia ha nostalgia di Dio e lo cerca con le lacrime”» (San Silvano).
Questa ricerca della presenza di Dio è la preghiera. Essa diventa l'essenza della vita dell'uomo, trae la sua linfa dal desiderio che Dio ha messo di sé nel cuore dell'uomo; questo desiderio insieme alla preghiera aumentano sempre più. Perciò, la preghiera rappresenta il centro della vita cristiana, sia di quella personale come di quella comunitaria, ecclesiale, preghiera che culmina nel sacramento dell'Eucaristia, che è comunione piena con Cristo, Dio-Uomo.
Lungo la storia della Chiesa, coloro che si sono avventurati in modo più diretto e coraggioso in questo cammino della preghiera e in questa esperienza forte della presenza di Dio sono stati i monaci. Essi lo hanno cercato, secondo le parole del salmista, come «corsi d'acqua», non solo esteriormente uscendo dal mondo, ma soprattutto interiormente entrando nel cuore. L'ascolto del cuore o la discesa della mente dell'uomo nel cuore in una continua e misteriosa rivelazione di Dio in lui, proprio nel cuore ove egli inabita per mezzo del sacramento del battesimo, rappresenta ciò che, lungo i secoli, è stata chiamata «La preghiera del cuore o la preghiera di Gesù», condensata in varie e brevi formule, tra cui la più diffusa è questa: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.
Anche se tale preghiera è una preghiera monastica, essa si è diffusa tra i fedeli nel mondo intero, tanto che soprattutto nel tempo presente assistiamo ad una vera scoperta di tale preghiera da parte dei laici.