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Giuseppe Lazzati

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Nato nel 1909 a Milano, nel 1927 si iscrive all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1934 comincia la carriera universitaria.

Partecipa alla seconda guerra mondiale e dopo l'8 settembre 1943, avendo rifiutato il giuramento alla Repubblica Sociale Italiana, viene arrestato e internato nei campi di concentramento nazisti.

Rientrato in Italia nel 1945 è eletto all'Assemblea costituente e alla Camera dei deputati nella I Legislatura.

Rientrato a Milano diventa docente e poi rettore dell'Università Cattolica. Muore nel 1986.

Assurgere attraverso le creature alla contemplazione di Dio

 

Giuseppe Lazzati

Oberti Armando, dottore in lettere e già amministratore delegato della Società degli Aeroporti di Roma e postulatore della causa di beatificazione di Lazzati

Dalla quarta di copertina:

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“Lo studioso, il politico, il professore e rettore di università convivevano in Lazzati in una sintesi dove la nota dominante era la tensione verso la santità. Ci ha insegnato a pregare, a operare con spirito di responsabilità, ciascuno nel suo campo, e a guardare alla storia con fiducia nella forza della risurrezione di Gesù Cristo”(Card. C.M. Martini).

Dal testo

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L'apporto dell'anima al corpo — dei cristiani al mondo — è espresso fondamentalmente nell'idea di sostegno (tenere in essere), presa dallo stoicismo che la riferisce all'anima universale che è poi una presenza, a modo pantei­stico, di Dio nel mondo. Al modo che l'anima (pneuma) sostiene il corpo, al modo che lo stesso pneuma soffio igneo, sottilissimo, divino, diffuso in tutte le parti del cosmo lo sostiene, così i cristiani, quale anima del mondo ne sono il sostegno.

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I cristiani salvano il mondo in quanto lo tolgono alla corruzione in cui decade ogni valore che il «sale» evangelico non preservi, e danno alle sue realtà pienezza di sapore (per restare al «sale») o di valore, che dire si voglia.

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Dio solo! E’ il primato assoluto e non rinunciabile del soprannaturale che mai va perduto di vista, che deve illu­minare ogni decisione, determinare la gerarchia dei valori, per salvare il quale si deve essere disposti a rinunciare a tutto, a perdere tutto, a osare tutto.

Gesù Cristo è la via (« Io sono la via ») unica attraverso la quale si compie, misteriosamente e mirabilmente, l'inserzione dell'uomo in Dio, e Dio può abitare nell'uomo; è colui nel quale l'espressione «Dio solo» ha la pienezza del suo significato e dal quale, quindi, deriva in noi nella misura del nostro lasciarci fare da «lui », la possibilità di diventare regno di Dio.

Se così è, allora si capisce che il laico è soggetto attivo e responsabile della Chiesa, della missione della Chiesa.

 

La Chiesa è il sacramento della universale salvezza; quando si dice così non si dice solamente della salvezza dell'uomo, degli uomini, ma si dice della salvezza delle realtà temporali che, attraverso gli uomini, salvati in Cristo e in Cristo fatti figli di Dio, vengono portate, per usare l'espres­sione di san Paolo nella lettera ai Romani, a godere anch'es­se della libertà dei figli di Dio, vengono sottratte alla schia­vitù del peccato, dell'istintività che impedisce di ordinarle secondo Dio. Entrano nella possibilità di essere ordinate secondo Dio, attraverso gli uomini salvati, attraverso i fedeli laici, la cui vocazione è proprio questa: « Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le realtà temporali e ordinandole secondo Dio ». Badate bene che nulla sfugga a questo.

Io prima ho nominato due grandi campi di questa azio­ne salvifica: l'economia e la politica perché sono cose che sono sotto i nostri occhi, che ci toccano da vicino.

Ma è tutta l'attività umana che dev'essere redenta attra­verso l'opera della Chiesa, che continua l'opera di Cristo, la cui redenzione per ciò che attiene le realtà temporali è affidata ai laici.

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Per saperne di più: M. Margotti, Giuseppe Lazzati. Educatore nella città, Milano 2001.

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