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Lorenzo della Resurrezione

 

Nasce a Hériménil, in Lorena. Il suo nome è Nicola Herman. La storia della sua giovinezza è legata a quella della guerra dei Trent’anni al seguito di Carlo IV.  Un giorno viene catturato dalle truppe tedesche. Nel 1635, rimane gravemente ferito. Abbandona la vita militare. In questo periodo chiede di entrare come fratello laico nel convento carmelitano di Parigi. Nel Carmelo prende il nome di “Fra Lorenzo della Resurrezione”. Dopo aver lavorato quindici anni in cucina, fra Lorenzo, diventa il calzolaio della Comunità. Muore nel 1691.

Occorre conoscere prima di amare; per conoscere Dio bisogna pensare spesso a lui. E quando l’ameremo, vi penseremo ancora più spesso perché il nostro cuore è là dov’è il nostro tesoro

Del Genio Maria Rosaria, dottore in lettere e studiosa di storia della mistica

Dalla quarta di copertina:

“Lorenzo propone una ‘democratizzazione’ della ricerca di Dio… dice il nostro cuoco mistico: ‘la nostra santificazione dipende non dal cambiamento delle nostre opere, ma dal fare per Dio ciò che facciamo di solito per noi stessi. Io giro la mia frittatina per amore di Dio… questo sguardo di Dio dolce e amorevole accende insensibilmente un fuoco divino nell’anima che la infiamma ardentemente di amore di Dio” (dalla Presentazione di C. De Meester, ocd). 

Dal testo

Dio sa molto bene ciò di cui abbiamo bisogno e tutto ciò che lui fa è per il nostro bene. Se sapessimo quanto ci ama, saremmo sempre pronti a ricevere dalle sue mani allo stesso modo il dolce e l'amaro; e anche le cose più dolorose e più dure ci diventerebbero dolci e piacevoli. Le pene più difficili non ci sembrerebbero ordinariamente insopportabili se non dal punto di vista in cui le guardiamo; e quando siamo con­vinti che è la mano di Dio che agisce su di noi, che è un Pa­dre pieno d'amore che ci mette in uno stato di umiliazione, di dolore e di sofferenza, tutta l'amarezza ne è tolta ed esse diventano dolcezza.

 

Non ci fermiamo a cercare o ad amare Dio per le grazie che ci ha accordato, per quanto elevate possano essere, o per quelle che ci può fare. Questi favori, per grandi che siano, non ci avvicineranno mai così a lui quanto la fede ci avvicina a Dio.

 

Egli non ci chiede grandi co­se: un piccolo ricordo di tanto in tanto, una breve adorazio­ne, talora chiedergli la sua grazia, talaltra offrirgli le sue pene, altre volte ringraziarlo per le grazie concesse e che continua a concederle tra le sue occupazioni, consolarsi con lui, il più spesso possibile. Durante i suoi pranzi e le sue conversazioni, elevi qualche volta a lui il suo cuore: il più piccolo ricordo gli sarà sempre molto gradito. Per questo non occorre gridare tanto forte, egli è più vicino di quanto pensiamo.

 

Non è necessario stare sempre in chiesa per essere con Dio; possiamo fare del nostro cuore un oratorio nel quale riti­rarci di tanto in tanto per dialogare con lui dolcemente, umil­mente e amorosamente. Tutti sono capaci di questi dialoghi familiari con Dio, chi più chi meno: egli conosce le nostre possibilità. Cominciamo, forse egli si aspetta da noi solo una generosa decisione. Coraggio, ci resta poco tempo da vivere: lei ha quasi sessantaquattro anni e io mi avvicino agli ottanta. Viviamo e moriamo con Dio, le sofferenze ci saranno sempre dolci e gradite quando saremo con lui, e i più grandi piaceri senza di lui saranno per noi un crudele supplizio. Che egli sia benedetto per tutto. Amen.

Per saperne di più: Lorenzo della Risurrezione, L’esperienza della presenza di Dio, Milano 1990.

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