Angelo Paoli, nasce ad Argigliano, in Toscana nel 1642. Viene ammesso al Noviziato dei Carmelitani di Siena a 18 anni, sei anni più tardi è ordinato sacerdote a Firenze. Vive nei conventi di Pisa, poi di Empoli, Montecatini, Cupoli, Monte Catino e Fivizzano. Da lì passa a Roma: è sua l'idea di ripulire il Colosseo e mettervi una croce al centro. A Roma vive nel convento dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, dove si dedica alla cura dei poveri e degli ammalati. Vedendo che i malati, specialmente i più poveri, uscendo dagli ospedali s'aggirano per la città ancora deboli e non del tutto guariti, pensa di costruire un ospizio per i convalescenti e ospitarli fino a quando non si siano completamente ristabiliti. Muore il 20 gennaio 1720.
Dal testo
Tutta la vita del padre Angelo, da quando i suoi compagni lo chiamano «il beghino» fino alla morte in una piccola cella di un convento di Roma, è stata radicata in Dio, nella ricerca costante del volto del Signore, cui desidera essere sempre unito, anzi unito per sempre. A Raimondo Binetti rivela un giorno: «Credimi, Raimondo, che io non ne posso più, e non vedo l'ora che Iddio, per sua misericordia, mi chiami a Sé».
Questo desiderio del volto di Dio nell'aldilà lo fa essere attento al volto di Dio manifestato nella storia. Per questo motivo egli ha potuto tenere gli occhi aperti sul mondo e soprattutto sulle miserie di questo mondo. È passato ovunque «beneficando» tutti (At 10,38) come Gesù per le strade della Palestina e, come Gesù, si è ritagliato i suoi spazi di silenzio con Dio, di godimento della sua presenza. Ne citiamo solo qualcuno che ci è stato tramandato.
Nel periodo che trascorre nel suo paese, perché malato, padre Angelo spesso se ne va in montagna. Lassù passa ore in contemplazione aiutato dal silenzio che vi regna, malgrado i pascoli siano disseminati di capanne di pastori e di greggi. Nel silenzio vive la presenza di Dio, ma non si ferma in un godimento egoistico. Anche per lui, come per tutti coloro che ne hanno consapevolezza, l'unione con il Dio di Gesù Cristo, dall'Incarnazione in poi, non può essere più un incontro isolato. Il Cristo ha assunto l'umanità e con essa tutti gli uomini, per svelare loro il Dio già presente in ciascuno grazie alla creazione a immagine di Dio.