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Tommaso di Gesù

 


Al secolo Díaz Sánchez Dávila nasce a Baeza (Andalusia, in Spagna) nel 1564. Frequenta i corsi di filosofia e teologia all'Università di Baeza. Si dedica allo studio della Regola dell'Ordine e pensa sia utile fondare dei deserti, dove i religiosi possano dedicarsi, almeno per un certo periodo di tempo, alla contemplazione. Nel 1592 ha il permesso di fondare un deserto.

Nel 1607 Paolo V lo chiama a Roma per fondare un istituto esclusivamente missionario. A Roma muore nel 1627.

"Il fine ultimo della contemplazione soprannaturale è l’unione arcana e beatissima con Dio per mezzo dell’amore fruitivo. Dio infatti concede il dono della contemplazione alle anime sante per condurle alla perfetta unione con lui e alla trasformazione in lui per mezzo dell’amore"

Zambruno Elisabetta, docente di Antropologia filosofica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Dalla quarta di copertina:

Il pensiero filosofico e mistico di Tommaso di Gesù, carmelitano scalzo, spagnolo, ha al suo centro la dottrina della contemplazione che permette all’uomo di giungere all’unione con Dio. Questa materia così ‘grande e sublime’ è resa possibile pe l’illuminazione dello Spirito Santo ed è fondata sull’autorità della Sacra Scrittura e dei Padri.

Dal testo

Il sonno spirituale dell'anima non è altro che un felicissi­mo torpore in Dio; in esso lo spirito esce fuori di sé senza sa­pere in quale modo avvenga ciò. Questa forma è espressa dal­le parole della sposa del Cantico: «Io venni meno, per la sua scomparsa» (Ct 5, 6). E ancora nello stesso capitolo: «Io dor­mo, ma il mio cuore veglia» (Ct 5, 2).

 

Nella quiete Dio è posseduto con puro ed eminente amo­re, ed egli stesso discende con amore nell'anima e l'uno riposa nel possesso e nella mutua quiete dell'altra. In questa contem­plazione lo spirito viene illuminato…  e Dio è con esso ed esso con Dio.

 

Si trova un altro modo di presenza di Dio intellettuale, che è più perfetto, utile e giovevole… benché non sia così facile l'acquistarlo. Si fonda questo nel vedere Dio dentro noi medesimi, come anima della nostra anima e spirito del nostro spirito, essere e vita della nostra propria vita e del nostro essere. Fino a che un'anima non giunge a scoprire que­sta presenza di Dio in se stessa, può dire di non esser giunta a gustare Dio nella sua sorgente o per meglio dire in se stessa.

Confessa di sé medesimo sant'Agostino che cercava Dio fuori di sé nelle creature e che non lo ritrovò se non quando venne a scoprirlo in se stesso...

Per saperne di più: Tommaso di Gesù, Trattato della contemplazione divina, Milano 2015.

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